Draghi & Dragoni puntata del 7 marzo

#EURO
Dal 1999 al 2019, in pratica i primi venti anni di euro, il tasso di crescita complessivo dell’economia italiana è stato pari ad un quarto di quella francese (8% contro il 32%) e quasi ad un quarto di quello della Germania; complessivamente cresciuta in misura pari al 30%. Durante la crisi del 2009-2013 (legata ai mutui subprime ed alle turbolenze dei debiti sovrani) l’economia italiana è mediamente crollata ogni anno in misura pari all’1,6%. +0,4% e +0,6% le performance rispettivamente di Parigi e Berlino. La successiva ripresa prima della pandemia (2014-2019) ha visto i tassi della nostra crescita dimezzarsi rispetto a quelli di Francia e Germania. La situazione si è invece provvisoriamente ribaltata nel triennio pandemico (2020-2022). Il tasso medio annuo di crescita dell’economia italiana è addirittura il triplo di quello tedesco (0,6% vs lo 0,2%). Il boom del turismo, e le filiere produttive non troppo internazionalizzate possono aver aiutato. Ma soprattutto, la sospensione del patto di stabilità e crescita. Senza le regole europee, l’economia italiana viaggia.

#Immigrazione
I dolorosi fatti di cronaca connessi all’accoltellamento di sei viaggiatori nella stazione di Milano Centrale il 6 marzo 2023, pongono nuovamente al centro del dibattito due temi: emergenza criminalità e dossier immigrazione. I due argomenti sono direttamente correlati, come si sostiene a destra, o strumentalizzati, come invece si dice a sinistra? I dati del ministero della giustizia ci dicono che al 31 marzo 2022, nelle 189 carceri italiane, erano complessivamente detenute 54.609 persone; contro una capienza regolamentare 50.853 posti. 17.104 carcerati -pari al 31% del totale dei detenuti- erano di provenienza straniera. Secondo i dati Istat, al 1° gennaio 2021, l’incidenza della popolazione non italiana sul totale dei residenti è invece di poco inferiore al 9%. Che vi sia quindi una maggior propensione a delinquere fra gli stranieri appare acclarato. Ovviamente è tutto legato alle condizioni di povertà: quanto più questa aumenta tanto più frequenti si presentano gli episodi di criminalità.

#Filiere
“Abbiamo appena acquistato una piccola azienda che da anni lavora per noi. E lo abbiamo fatto per un motivo semplice: avere trenta persone in più che sanno cucire capi in pelle e shearling e così aumentando la nostra capacità produttiva. Il problema del nostro settore, in questa fase, è la mancanza di manodopera. Ed è naturale che chi può cerchi soluzioni”. Sono le parole di Azzurra Morelli, titolare dell’empolese Pellemoda al Sole 24 Ore. 35 milioni di fatturato nel 2022. Dopo decenni di ristrutturazioni, ridimensionamenti e delocalizzazioni queste parole suonano piuttosto originali. L’eredità lasciataci dalla pandemia sembra però proprio questa. Quanto più le filiere produttive sono concentrate, da un punto di vista geografico, tanto più sono affidabili in termini di produzione e di risposta alle esigenze di mercato. Se sia la fine della globalizzazione non lo sappiamo. Ma è un tema da monitorare con grande attenzione.

#Gas
Il prezzo del gas intanto scende a 42 euro a Megawattora. Non si vedevano prezzi del genere dall’agosto del 2021. Cosa diamine è accaduto nel frattempo? Sappiamo che il momentaneo stop delle forniture di gas russo a seguito dell’invasione di Mosca in terra ucraina avevano ulteriormente gettato benzina sul fuoco facendo arrivare il gas ad agosto allo stratosferico livello di 300 euro. La politica di approvvigionamento tedesco del gas, senza badare al prezzo, in quei giorni ha sicuramente contribuito all’impennata. Da allora, però, la situazione si è progressivamente normalizzata. Non si sa quanto stabilmente. La riduzione dei consumi ed il clima mite hanno aiutato. Ma qualcosa forse non ci viene detto. Lo si legge, però, in un articolo di taglio basso pubblicato su MF il 7 marzo. Sono risaliti i flussi dalla Russia che a gennaio erano scesi a circa 20 milioni di metri cubi al giorno. Negli ultimi giorni, sono addirittura raddoppiati a 40 milioni. Ma se i gasdotti Nordstream sono fuori uso, da dove arriva tutto questo gas in più? Dal gasdotto che attraversa l’Ucraina. C’è guerra ma non troppo.

#Fisco
Dovremmo smetterla di pensare al Fisco come un sistema che cerca di redistribuire il reddito prodotto. Ciò che lo Stato chiede attraverso imposte e tasse è sempre più slegato all’effettiva produzione di reddito. Lo spiega bene il bravo Giuliano Mandolesi, commercialista, dalle colonne di Italia Oggi. I bilanci delle imprese sono spesso in rosso. Ma non per il fisco. Nell’anno di imposta 2020, quello terribile della pandemia per intendersi, circa 70mila imprese sono state costrette a pagare le tasse anche se in perdita. Vi sono cioè 14 probabilità su 100 che, se anche chiudi il bilancio con una perdita, lo stesso debba essere riclassificato a fini fiscali costringendo quindi l’imprenditore a pagare le imposte. E nel 2020 le imprese che hanno chiuso il bilancio in rosso non sono state così poche: una su quattro. Le imposte prendono sempre più la forma della gabella: “Chi siete, cosa volete, dove andate, si ma quanti siete? Un fiorino”

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L'autore:

Fabio Dragoni

Editorialista
La Verità

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