Draghi & Dragoni puntata del 15 febbraio

#Crescita
“Rispetto alle tre maggiori economie dell’Unione Europea e al Regno Unito, l’Italia è stato il paese che è tornato più rapidamente di tutti sopra i livelli di Pil antecedenti la pandemia e che è cresciuto di più”.

Così scriveva l’economista Marco Fortis nel dicembre 2022. Peraltro, a ragione.
E guarda caso nel periodo in cui il cosiddetto Patto di Stabilità e Crescita -ovvero l’austerità made in Ue- era sospesa.

Il 13 febbraio sono invece uscite le previsioni economiche quadrimestrali dell’inverno 2023 prodotte dall’Ecofin.
L’organismo che in seno all’Unione Europea vede riuniti i ministri dell’economia dei 27 stati membri. E nemmeno a farlo apposta vedono l’Italia fanalino di coda quanto a crescita fra tutti i 27 per il 2024. Con l’1,1%. Sopra solo alla Svezia.

Ma indietro rispetto a tutti gli altri. Sarà un caso ma dal 2023 il Patto di (in)stabilità e (de)crescita torna pienamente operativo.

#Affluenza
Il 12 ed il 13 febbraio si sono tenute le elezioni regionali in Lombardia e Lazio. Le due più grosse in termini di popolazione.
Vi abita là dentro un quarto della popolazione italiana. E sono senz’altro le due regioni più rilevanti: La prima è il motore economico del Paese.

La seconda è la casa della politica.
Degno di rilievo il crollo dell’affluenza alle urne. Dato da sottolineare -certo- ma di sicuro non sorprendente. Erano chiamati a votare quasi 13 milioni di elettori ed hanno risposto in poco più di 5 milioni. Esattamente il 40% del totale.

Ma non è certo una novità. Primo perché il trend della crescente disaffezione elettorale riguarda tutte le democrazie occidentali.
Le chiamano mature.

Ma forse sarebbe il caso di definirle invecchiate. Secondo perché c’è un precedente storico neanche troppo lontano.
Le elezioni regionali del 23 novembre 2014 che videro affermarsi Presidente della Regione Emilia-Romagna; l’attuale governatore Stefano Bonaccini. Votò addirittura il 37% degli elettori.

#Borsa
Chi non vorrebbe avere la sfera di cristallo e sapere in anticipo quali titoli aumenteranno di valore nei prossimi mesi?
Per comprarli poi rivenderli registrando lauti profitti?
Nell’attesa che venga brevettata questa invenzione possiamo comunque spiegare facilmente cosa guida le tendenze borsistiche almeno nel lungo termine.

Intendendo per tale un orizzonte di almeno dieci anni.
La grandezza da tenere d’occhio è il bilancio della Banca Centrale.
Più questo cresce -grazie all’emissione di moneta- più crescono di valore le azioni. Mettendo a confronto il totale attivo della FED americana con l’indice S&P 500 non si può non notarlo. Nel 2010 il bilancio della Banca Centrale americana è cresciuto da 2mila miliardi di dollari agli 9mila del 2021. Più di quattro volte. Stessa musica per l’S&P 500 cresciuto nello stesso periodo da 1.000 a 4.500. Più di quattro volte.

Ora che nel 2022 il bilancio della Fed è tornato scendere succede lo stesso per l’S&P. Si, certo, servirebbe una sfera di cristallo per capire come si muoverà il bilancio di una banca centrale. Siamo punto e a capo.

#Cassa
A gennaio dello scorso anno nelle casse del Tesoro ci stavano disponibilità liquide per quasi 83 miliardi.
Dopo un anno questa disponibilità è scesa a poco meno di 34 miliardi.
Non è un problema di secondaria importanza in un Paese come il nostro che non ha la disponibilità di una banca centrale che stampa denaro all’occorrenza per far fronte alle esigenze.

Da qui alla fine del 2023 inoltre verranno a scadenza oltre 330 miliardi di titoli di stato cui si aggiunge il programmato maggior deficit di bilancio di 70 miliardi. In tutto sono 400 miliardi da reperire sul mercato. Ma mentre due anni fa il mercato era la Bankitalia che per conto della BCE faceva click sul computer e acquistava i titoli un secondo dopo che erano stati emessi ora gli investitori vanno trovati.

Ma per davvero.

Non mancheremo di riparlarne. Ma in un Paese dove la ricchezza finanziaria netta delle famiglie si aggira sui 4mila miliardi -solo in minima parte investiti direttamente in titoli di stato- c’è spazio per un po’ di costruttiva fantasia.

#Batteria
L’auto elettrica è il totem per i credenti e praticanti della nuova religione: quella dell’emergenza climatica.
Ma cosa serve per costruire una batteria di un’auto elettrica? Il celebre anchorman Tucker Carlson di Fox News, uno dei più noti volti della TV americana e molto di moda fra gli elettori che votano repubblicano, ha provato a far di conto.

Servono grosso modo quasi 15 kg di litio; quasi 30 kg di cobalto; quasi 60 kg di nichel; poco più di 40 kg di rame; più di 80 kg di grafite e dulcis in fundo quasi 230 kg di acciaio.
Il tutto per costruire una -sottolineo una- batteria che pesa quasi mezza tonnellata.

Qualcuno ha la vaga idea di quale sia l’impatto ambientale di questa attività?
Intanto gli analisti americani stimano che il prezzo medio di una Tesla usata sia sceso in pochi mesi da 67-68mila dollari a poco meno di 50mila.
Le due cose non sono correlate. Ma comunque sempre di auto elettriche parliamo.

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L'autore:

Fabio Dragoni

Editorialista
La Verità

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